Musica

A tu per tu con Sonia Mariotti

Per gli amici di ultima parola, oggi abbiamo l’onore di intervistare Sonia Mariotti, cantante e autrice del suo ultimo brano, sensi e lividi.

Sonia, prima di tutto ci spieghi com’è nata la tua passione per il canto e a che età?

Mi avvicino alla musica all’età di 6 anni circa, quando i miei genitori mi regalarono un farfisa, un organo classico a due tastiere. Per circa 4 anni, tanto solfeggio composizione e note sul pentagramma e poche canzoni. Qualcosa di musica classica, a volte il mio maestro mi portava nelle chiese a suonare per fare esperienza. Ma era tutto troppo grande e serio per una bimba timidita come me. Così arrivata ai 10 anni circa, nonostante le buone attitudini, lasciai il ruolo di musicista per dedicarmi al canto, all’espressione emotiva, alla voce. Mi appagava di più.

In famiglia c’è stato qualcuno che ti ha trasmesso questa passione oppure l’hai scoperta con il tempo?

Ho un fratello maggiore dal quale ho rubato gran parte del mio gusto musicale artistico, sono cresciuta con la musica West Coast, Eagles, America, Cat Steven, Neil Young, Alan Parson, Genesis, Journey, Chicago ma anche Scorpions, Aerosmith, Rolling Stone, Bon Jovi, Europe, Queen, Joe Cocker, Rod Stewart, David Bowie e molto altro, troppi per poterli elencare tutti. Il Rock Americano è sempre stato il mio Mondo segreto. E io cantavo, ascoltavo e cantavo sempre. Da sempre.

Guardandoti indietro, qual è stata la difficoltà più grande che hai dovuto superare?

Ho sempre difficoltà da superare, grandi o piccole fanno parte della mia vita. Diciamo che la mia forte sensibilità mi espone maggiormente ad ogni cosa. Mi sento sempre sotto esame, anche ora che non devo più dimostrare niente a nessuno. Forse l’episodio di stalking, che ho subito a 20 anni, è quello che mi ha segnata e condizionata maggiormente nel mio cammino. Una serie di cose che ti si appiccicano addosso e non ti lasciano più, nemmeno dopo tanti anni. Forse perché ti hanno rubato gli anni più belli, quelli della spensieratezza.

Tu non solo sei una cantante, ma anche un’autrice. Da cosa prendi l’ispirazione e soprattutto, ci sono dei momenti in cui ti viene più spontaneo creare?

Ho la fortuna di riuscire a raccontarmi, di prendere spunto da tutto ciò che incontro sulla mia strada e di fissarlo con le parole nero su bianco. Mi rovescio come un calzino e ogni volta, scrivendo, ritorno nuova. Esorcizzo tutto quanto. Sono un’attenta osservatrice, anche se molte volte non lo lascio intravedere… ma non mi sfugge niente. E’ dalle cose più difficili, dai momenti bui che nascono le cose più belle. In assoluto.

Progetti futuri?

Sto rifinendo il mio nuovo Album, con il mio Team Advice Music stiamo giusto mettendo a posto le ultime cose, per poi uscire a settembre con il nuovo lavoro. E da adesso fino a quel giorno voglio staccare la testa, ne ho un infinito bisogno. Anche perché per varie complicazioni, anche personali, ci stiamo lavorando da diverso tempo e la cosa è stata più lunga del previsto. Ho fatto una settimana di vacanza in 10 anni e quest’anno, tra lavoro e musica, mi merito una pausa anch’io. Me lo devo.

C’è qualche cantante che ti ha ispirato, o a cui ti sei avvicinata nella tua crescita?

No, non mi sono mai ispirata a nessun cantante in particolare, se non ai generi musicali che indicativamente ti ho citato sopra. Diciamo che ho sempre lavorato su inediti e sulla mia persona piuttosto che sulle canzoni degli altri, le cover, come si usa adesso. Ho sempre avuto la grande necessità di esprimere me stessa, sin da ragazzina.

C’è un artista con cui sogni di lavorare?

Artisti con cui sogno di lavorare si, ce ne sono molti… dai compositori agli interpreti. Che ne so, Francesco Renga, Fiorella Mannoia, Alex Britti, Fabrizio Moro, Tiziano Ferro, Vasco, gli Stadio… se devo farti alcun i nomi. Degli ultimi famosi mi piace molto Ermal Meta, Jack Savoretti, LP …

In passato hai ricevuto delle avance in cambio di un aiuto per la tua carriera?

Beh le avances, le situazioni scomode fanno parte della vita, credo in qualsiasi ambito lavorativo. Si a me è successo, agli inizi di un ipotetico percorso discografico e credo che questo sia uno dei motivi per cui la mia carriera musicale non è decollata nella giusta maniera. Mi spiace doverlo dire, ma anche se magari mi è stato dato per intendere in maniera gentile, sempre della stessa cosa stiamo parlando. Un autore disse che avevo la mutanda di latta, ora mi viene da ridere, ma non è stata una cosa carina essere definita una persona non accomodante, in quel modo. Io credo nell’Amore in ogni forma, non nel consumismo e nell’opportunismo. Passami il termine abbastanza forte, ma ho sputato sangue per avere quel poco che ho e lo devo solamente a me stessa. Sono orgogliosa di questo.

Cosa significa per te avere talento?

Il talento ti sceglie. Ci nasci. Per me ci sono i bravissimi esecutori e poi gli Artisti. Gli Artisti forse sono meno tecnici, meno affinati e perfetti… ma manifestano sé stessi. Credo che il talento sia l’unicità di qualcuno che riesce ad esprimere sé stesso attraverso la musica, o l’arte in generale. Che ha un messaggio unico in cui il pubblico possa riconoscersi. Il talento è uno stato d’animo espresso nella maniera più naturale possibile.

Si può raggiungere gli obiettivi solo con il talento oppure ci vuole molta volontà e spirito di sacrificio?

Serve talento, dedizione, sacrificio e un pò di fortuna. Senza quella… è un casino. È tanta passione, tantissima. Devi prima fare quello che fai per te stesso e poi per gli altri.

Ci sono dei consigli che vorresti dare a chi inizia?

Non sono forse la persona più adatta a dare consigli a chi vuol intraprendere un percorso musicale di questi tempi, perché le cose sono cambiate, non ho competenza su quel che avviene nel mondo musicale di oggi, sono fuori dai giochi in questo senso, perché passa il messaggio che chiunque può avere successo se solo lo volesse, ma non è così, almeno non era così. Però posso solo consigliare di fare musica con il cuore e con la stessa passione del primo giorno. La passione pura è quella che determinerà la vostra esistenza.

Spostandoci su temi di attualità in merito al tema più attuale del femminicidio, qual è il tuo pensiero?

Che è un orrore, uno strazio. Non se ne può parlare dal ribrezzo che ti fanno certe cose. Credo ci sia un abuso di ruoli da ambedue le parti, uomini e donne, ma l’uomo in ogni caso resta l’essere più pericoloso sulla faccia della terra. Non riconosco questo mondo, non riconosco l’essere umano idoneo alla vita in questi ultimi tempi. Molto meglio il mondo animale, per lo meno diventano predatori per sfamarsi. Ho tanta paura dell’uomo in generale. Di alcuni uomini. Mi avvalgo della facoltà di tacere.

Cosa ne pensi di tutti questi ragazzi che rischiano la vita per apparire, anche solo magari per scattare un selfie? È così importante l’aspetto esteriore, il mostrare luogo particolari o un certo tipo di abbigliamento?

Siamo sopraffatti dal progresso tecnologico e dall’era virtuale. Tutto ti conduce all’apparenza, Mass media, Internet. E’ l’era della apparenza. Non ci sono più rapporti umani, la gente non si stacca da internet, tutto e chiunque è diventato raggiungibile con un click, il successo te lo riducono in numeri e visualizzazioni. Credo sia tutto quel che c’è da dire. Credo sia tutto racchiuso qui. Credo anche che la rete sia una manna dal cielo per alcune cose, per altre credo sia una rovina se usata male. Quello che stiamo vedendo non è altro che un cattivo uso di questo. Essere, non apparire ti dicono. Ma ormai lo si può urlare al vento e basta.

Rispetto al passato ci sono molti programmi per ascoltare e comprare una singola canzone, mi riferisco ad Apple Music, Spotify o Deezer. È più’ facile divulgare la propria musica oppure le case discografiche hanno lo stesso potere?

Ormai il mercato musicale è basato sullo scarico online, non più sulla fisicità del disco da acquistare. Dicono ci sia un ritorno del disco, ma la vedo molto lunga. Il problema è che noi indipendenti facciamo la fame. Restano in piedi solo le multinazionali con i loro canali di distribuzione, perché hanno capitale da investire. Non ci sono grandi guadagni nella politica del download del brano. Ci vuole una notevole quantità di scarichi e ti rimane solo l’osso da spolpare. È così. La discografia ora come ora rimane per i nostalgici come me, quelli che amano toccare quello che ascoltano.

C’è un sogno del cassetto?

Fino a qualche tempo fa ti avrei risposto il Festival di Sanremo, proprio perché rimane una tappa fondamentale (Talent a parte) per riuscire in un secondo tempo a fare musica dal vivo e quindi ciò che ami. Ora, vedendo la realtà delle cose e del tempo che passa, da disillusa ti dico che il mio sogno più grande è quello di avere una band e un discreto calendario di date live per riuscire a portare in giro le mie canzoni. Per riuscire a fare quello che non mi è mai riuscito di fare, un concerto tutto mio.

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