Il calcio è bello perché è vario o forse sarebbe meglio dire avariato. Esattamente un anno fa, lo stesso stantio ritornello con alla fine un trofeo conquistato. Per la maggior parte delle persone nonostante tutto, quello che conta è solo il risultato. Se vinci va tutto benissimo e sei bravissimo, anche se hai giocato male, se perdi, anche se hai giocato bene, non conta nulla.
In mancanza di un risultato vittorioso, l’importante è trovare sempre un capro espiatorio, dall’allenatore, ai giocatori, alla società e, volendo, anche il magazziniere. Parlando di nerazzurri era chiaro che cambiare allenatore, perdere giocatori determinanti, assimilare un tipo di gioco diverso avrebbe creato qualche problema soprattutto in fase difensiva.
Anche oggi gran parte della tifoseria come spesso succede è stata pronta a scaricare sul tapino di turno (a scelta) il peggio del peggio. Essere realisti non è una patologia, competere per rivincere lo scudetto è una cosa fattibile. Pensare, invece, di vincere la Champions è da ricovero, non riuscendo a vedere la cruda realtà o meglio la differenza con le altre squadre molto più forti e complete come rosa.
Ricordarsi quello che certi saccenti soloni sciorinavano quattro mesi fa, preannunciando il fallimento della società e una grande fuga di dirigenti, sarebbe buona cosa. Accertare il ridimensionamento come squadra e come obiettivi è d’obbligo, qualora così non fosse si invita a dedicarsi ad altro, naturalmente a scelta.
Perché pensare di sentire e leggere la solita tiritera ogni giornata di campionato fino a maggio, diventa una grande sofferenza anche con una pazienza illimitata, pur nel rispetto del pensiero altrui.