
Pare che, dopo la vittoria dell’Inter sul Genoa, nei dintorni del Duomo e nelle vie adiacenti un distinto signore girovagasse con un atteggiamento confuso e frastornato senza una meta precisa. Lo si sentiva boffonchiare frasi del tipo.: “Chi sono, dove sono e come mi chiamo?”.
Lo stesso soggetto, alcune ore prima, era stato notato seduto in un bar, mentre stava degustando un aperitivo serale. Egli si guardava le immagini della partita dei nerazzurri, quando all’improvviso, dopo un gol di un giocatore turco, certo Hakan, crollava svenuto fra i tavolini, tra lo spavento generale.
Soccorso immediatamente in evidente stato di confusione, invece di dare le proprie generalità, chiamava la mamma, alternandole con frasi sconnesse come: “Che pirla che sono, che figura di m… che ho fatto”. Proseguiva con lo stesso tenore, con parole e frasi incomprensibili e fuori luogo in quel momento.
Ripresosi poco dopo seppur non completamente, tra gli astanti qualcuno lo ha riconosciuto come un noto volto televisivo, di una trasmissione calcistica. Negli ultimi due mesi ha dispensato pillole di saggezza e di verità assoluta, passando dalla finanza creativa di alcune società, soprattutto quella di Viale Liberazione.
Naturalmente con presagi di nefaste sventure, millantando conoscenze a destra e a manca, di importanti, personaggi finanziari, alle qualità tecniche di alcuni giocatori. Gli stessi che sei mesi or sono erano dei campioni mondiali del ruolo, perché facevano parte della sua squadra e oggi passati ad altre sono diventati dei pipponi clamorosi.
Le ultime notizie lo danno seduto su una panchina di una sponda del Naviglio pensieroso. Lo sguardo è fisso nell’acqua. Forse rimembrando un invito ricevuto da una voce lontana e misteriosa. O dal solito vecchietto mattutino in bicicletta: “Vai casa e possibilmente restaci, tranquillo e sereno lasciando perdere il resto perché non fa per te ma, soprattutto, per gli altri”.
Ricordarsi sempre che il tempo è galantuomo e che, prima o dopo, le infamie vengono smascherate.