LA GIORNATA DELLA MEMORIA: una riflessione critica
Dimenticanza è sciagura, mentre memoria è riscatto
27 gennaio 2023. La Giornata della Memoria. Data importante, fondamentale. Si dice che serva a non dimenticare, a non ricadere negli stessi errori. Si dice che loro avrebbero voluto così. Loro, le vittime, quelle che oggi però, il 27 gennaio 2023, vengono perseguitate da gruppi di estrema destra, sostenitori di un sistema che tanto ci è voluto per eliminare.
Ebbene sì, suscita scalpore eh? Amarezza? Tristezza, forse è il termine adatto. Ancora di più quando accendi la radio e ascolti la notizia del giorno: Rita Liliana Segre, sopravvissuta alla Shoah, è costretta, oggi, il 27 gennaio 2023, a utilizzare la scorta perché vittima di minacce razziste.
Data importante, la Giornata della Memoria. Un avvenimento mondiale, se ne parla a scuola, il Presidente della Repubblica detiene il suo discorso, in tv passano film, documentari, immagini in bianco e nero. Immagini vere. Nulla è finto, nulla è censurato. Ma a cosa serve? A non dimenticare. “Ti presento la realtà così com’è, così da non ricascare più negli stessi errori“ si era detto. Un avvenimento, il 27 gennaio, così importante, da essere paragonato ad una festa ecclesiastica, alla Pasqua ad esempio, o alle feste nazionali, al 25 aprile (che si potrebbe aprire un ulteriore parentesi infinita anche su tale evento!), al primo maggio.
Premessa scontata? Ovviamente dovrebbe esserlo, ormai nel 2023. E invece, ahimè, purtroppo così non è. E non solo perché manca una conoscenza di fondo a riguardo, ma perché di fronte a discorsi, carrellate di immagini, articoli, parole, parole e parole, ci si trova davanti un’indifferenza generale, un’espressione quasi inebetita, quasi da far star male.
Quell’atteggiamento di fronte al quale avevamo promesso che mai, e poi mai, ci saremmo cascati si sta facendo strada, di nuovo. Tra i giovani e non solo, tra i banchi di scuola, per le strade, in quei bar che una volta erano i luoghi di scambio, posti di comunicazione, di discussione e di lettura del giornale. Ora si corre, non si parla più, è tutto dannatamente superficiale.
Ci siamo cascati di nuovo? Sta accadendo? La promessa della memoria sta lasciando il posto all’indifferenza? Ancora oggi, proprio oggi, il terzo millennio? L’epoca in cui gli ultimi sopravvissuti stanno giungendo al termine in un Paese, l’Italia culturale – come ci piace tanto e orgogliosamente decantare – , nel quale si è di nuovo minacciati.
Oggi si sentono di nuovo le stesse espressioni di un tempo: “non voglio vedere, non ne voglio parlare, è troppo triste, è troppo sconvolgente“. Chiudiamo gli occhi. Proprio oggi che si parla di guerra, e di nuovo di diversità, di propaganda, di razza e di mediocrità. Caratteristiche amare che riportano alla mente un’epoca non troppo lontana in cui gli stessi giovani, trascinati dalle mode del proprio presente, rispondevano che “non volevano vedere e non ne volevano parlare“.
Ma perché sta succedendo? Perché la storia si sta spegnendo? Perché, oggi, nel millennio del progresso, in cui chiunque ha libertà di informazione, chi tanto ha sofferto non merita la degna memoria?
Ricordo quelle lettere tanto lette con commozione e studiate all’Università, quei volti che, guardando la telecamera del documentarista, con rabbia e ancora gli occhi spaventati, chiedevano di non dimenticare e di quanto fosse di vitale importanza per coloro che non ce l’avevano fatta, il non essere cancellati dalla storia: la comunicazione attraverso la scrittura e la trasmissione orale dicevano.
Ricordo che mostravano quel tatuaggio, un marchio lo definivano, e singhiozzando dicevano che erano numeri, nient’altro che cifre. Raccontavano con voce tremante. La cosa faceva male, ma serviva, perché non bisognava dimenticare. Era la loro rivincita, una vittoria. La radio di Praga annunciava uno per uno i nomi delle vittime della Shoah, il silenzio di Auschwitz urlava più che mille persone tutte insieme, i volti inespressivi raccontavano più di cento testimonianze. Ecco cos’è la Giornata della Memoria. Parlare, testimoniare, raccontare.
Credo che mai come oggi, la Giornata della Memoria, debba essere vissuta, studiata, comunicata. Credo che mai come oggi, a scuola, se ne debba parlare. Credo che mai come oggi, con una guerra per il potere alle porte di casa nostra, sia importante sottolineare i concetti di libertà, uguaglianza e incoraggiare le nuove generazioni e quelle a seguire, a non ascoltare commenti retrogradi e sbagliati. A non uniformarsi ad essi, a ragionare con la propria mente, ad istruirsi e a mettere in pratica ciò che hanno appreso.
Oggi, mai come oggi, è importante RICORDARE.