La Juve resta in scia
Con una reta di Miretti la squadra di Allegri vince a Firenze e tiene il ritmo dell'Inter

L’ undicesima giornata di andata si conclude per i tifosi interessati, per motivi legati a rivalità storiche, con l’atteso match Fiorentina Juventus. La Juventus si presente al Franchi con il consolidato 3-5-2, confermando Kean in attacco con Chiesa e con Rugani al posto di Danilo infortunato.
La partita non è spumeggiante, la Juventus si presenta la prima volta in area della Fiorentina, con cinque passaggi di prima al 9’ minuto con un’azione concretizzata da primo gol di Miretti in serie A. L’ azione è bellissima e fa ben sperare, ma dopo il gol la Juventus si chiude nella propria area dando spazio al possesso palla ed assedio della Fiorentina all’area avversaria che spaventa Szczesny soprattutto con Nico Gonzales e Biraghi.
L’ assedio della Fiorentina si scontra totalmente con il muro della difesa bianconera che dimostra di essere attenta e compatta. Per rivedere un tiro in porta della Juventus dal nono minuto bisogna attenere il novantesimo minuto con un colpo di testa insidioso di Cambiaso entrato in campo al 61’al posto di Miretti.
Come ha detto Szczesny in un’intervista, la Juventus ha vinto ma ha sofferto 89’ minuti.
Allegri esce dal campo sorridente, probabilmente si rende conto a differenza di noi tifosi della Juventus che vorremmo vedere dominare la squadra in campo, che questa squadra ora, non è in grado di dare di più. La vittoria è sempre una soddisfazione ma il gioco non soddisfa. Questa sera, le note positive per i bianconeri sono la difesa ed il gol di Miretti che potrebbe dargli nuove convinzioni. L ‘unica nota negativa è che questa sofferenza con una squadra di spessore potrebbe costare caro.
Nota negativa del match la sceneggiata di Biraghi che simula un colpo al collo alla MMA da parte di McKennie e gli insulti a Vlahovic. Il Vlahovic visto a Firenze è ancora ben lontano purtroppo dal Vlahovic bianconero. Consigliamo lui di non concentrarsi sui cori avversari ma su se stesso e la sua squadra, perché deve essere in grado di dare di più.