Lo Stato si è accorto della Cultura
Franceschini: "Promessi sette miliardi di investimenti, un record"
L’edizione 2022 degli “Stati Generali della Cultura”, annuale appuntamento a cura del Sole 24 Ore, dedicato allo sviluppo dell’industria culturale italiana, che quest’anno ha visto la rinnovata collaborazione tra Il Gruppo 24 ORE e la Città di Torino attraverso questo ormai storico convegno, realizzato da 24 ORE Eventi con il supporto di Fondazione Cultura Città di Torino, ha avuto il Museo del Risorgimento del capoluogo piemontese come location prestigiosa.
Il 5 luglio è stata un’intensa giornata di lavori che ha coinvolto tutti i principali player della cultura del Bel Paese, protagonisti insieme a Il Sole 24 Ore-DOMENICA, Radio 24, How to Spend it, 24 ORE Eventi e 24 ORE Cultura. L’obiettivo principale era fare il punto sul patrimonio culturale italiano, inteso come risorsa strategica per lo sviluppo socioeconomico del Paese, come ha anticipato aprendo i lavori il Sindaco di Torino, Stefano Lo Russo: “Torino accoglie gli Stati Generali della Cultura con orgoglio e convinti che rappresenti l’occasione più importante per analizzare la più grande attività economica italiana. È chiaro a tutti che la cultura non è un aspetto accessorio e superfluo della vita di ognuno di noi, ma rappresenta uno degli aspetti più rappresentativi del nostro Paese. In questa giornata lo scopo è quello di fare sistema, mettere in rete le migliori esperienze e guardare il futuro con fiducia“.
Con fiducia ha ricordato di guardare allo sviluppo del settore anche il Direttore del Sole 24 Ore Fabio Tamburini, che ha sottolineato come il mondo della cultura e dello spettacolo sia stato “uno dei settori più colpiti dalle misure di contenimento introdotte nell’UE per frenare la diffusione del coronavirus. In questi due anni sono stati messi a nudo modelli di business ‘pre-covid’ che più di altri hanno sofferto la forzata inattività, ma contemporaneamente si è presentata un’incredibile opportunità di rinnovamento e riorganizzazione, per chi è stato in grado di coglierla. Profondi cambiamenti culturali e tecnologici stanno imponendo nuove figure professionali, nuovi investimenti, e una nuova diffusa competenza digitale. Ora si riparte, come dimostra il settore degli eventi dal vivo, ma si deve farlo consapevoli che nulla può essere più come prima”.
Questa consapevolezza sarà la chiave del successo per il comparto dell’Industry culturale italiana: guardare avanti, senza dimenticare che dalle più grandi crisi nascono le migliori opportunità. Ne è convinto anche l’Amministratore Delegato di 24 ORE Eventi e 24 ORE Cultura e Direttore Generale di Radio 24 Federico Silvestri. “Il Sole 24 Ore, con gli Stati Generali della Cultura, punta i riflettori sull’economia della cultura che ha come leva decisiva il dialogo e la corretta relazione tra il sistema pubblico e l’iniziativa privata, nell’obiettivo comune e condiviso di una tempestiva ripartenza economica del settore che può e deve fare da volano anche per la crescita del Paese. In questa edizione 2022 peraltro lo faremo con un partner istituzionale d’eccezione come la Città di Torino che, con il supporto di Fondazione Cultura Città di Torino e del Museo Nazionale del Risorgimento di Torino, ci ha dato un contributo decisivo. Un particolare ringraziamento va ai partner Intesa San Paolo, Compagnia di San Paolo, Fondazione CRT, Regione Emilia-Romagna, Art Defender, Unione Industriali di Torino e Unipol che hanno sposato fin da subito il progetto, sostenendolo e rendendolo possibile”.
La mattinata di lavori si è aperta con l’intervista intervista al Ministro della Cultura Dario Franceschini, che ha ricordato come l’Italia sia il Paese europeo che ha fatto maggiori investimenti nella cultura con il Pnrr: “Nel Pnrr il Governo ha stanziato 7 miliardi di euro per promuovere la cultura del nostro Paese, si tratta della cifra più alta stanziata da un Paese. Prevediamo investimenti diversi a partire dal grande piano di digitalizzazione con la creazione di una digital library italiana per archivi e biblioteche. Poi sono previsti investimenti sul patrimonio ecclesiastico, il superamento delle barriere architettoniche, su parchi e giardini, sul patrimonio rurale per turismo sostenibile“. Franceschini agli Stati generali della cultura ha poi continuato parlando di pubblico-privato, uno dei temi del convegno annuale del Sole 24 Ore. “Io ho molto insistito sulla collaborazione fra pubblico e privato, i privati non devono mettere soltanto i soldi, ma devono collaborare anche nei progetti. Ma devo ricordare che chi interviene in cultura lo deve fare per vocazione morale e non per il puro profitto, perché è difficile fare profitti in questo settore. L’Art bonus è un sistema per i privati per intervenire nel mondo dell’arte, in questi anni sono arrivati 600 miliardi di euro”.
“Investire in cultura in Italia – ha proseguito Franceschini – è anche un grande investimento economico, un aiuto al Made in Italy, alla crescita sostenibile. I governi e i ministri cambieranno, ma non si tornerà alla stagione di marginalità della cultura. Il Pnrr messo 7 miliardi, siamo Paese che ha messo cifra più alta. Si sta andando nella direzione giusta anche se c’è molta strada da fare”.
Sul ruolo dei privati nell’economia della cultura, vera chiave per il rilancio economico del settore, è intervenuto Innocenzo Cipolletta, Presidente Confindustria Cultura Italia, il quale ha ricordato come da due anni “assistiamo ad un rinnovamento del mondo della cultura, le imprese hanno saputo reagire e stanno ancora reagendo alla crisi provocata dalla pandemia innovandosi e rinnovandosi per andare incontro a quella che di fatto è stata una riscrittura dei consumi culturali. Per farlo ci sono voluti visione e coraggio – ha sottolineato il Presidente di Confindustria Cultura Italia – senza mai dimenticare il valore economico e sociale che la cultura porta con sé. Adesso c’è maggiore riconoscimento, anche a livello europeo, del contributo del settore al benessere collettivo e individuale. Un aspetto questo che in tempi di guerra, come quello attuale, può rappresentare un antidoto alla violenza e una rete per ricostituire relazioni internazionali”.
Matteo Bagnasco, responsabile Obiettivo Cultura della Fondazione Compagnia di San Paolo, ha ricordato come negli ultimi anni la Fondazione abbia “mutato il proprio ruolo da puro sostenitore di progetti ad agente di sviluppo e cambiamento. Dunque, non lavora esclusivamente per allocare strategicamente risorse per ottenere impatto sociale – ha precisato Bagnasco – ma sempre di più lavora sulle condizioni abilitanti, sui processi perché questo accada. Gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 rappresentano la cornice di riferimento delle quattro missioni che caratterizzano l’impegno della fondazione in ambito culturale: attrattività, competenze, custodia e partecipazione.
Antonio Calabrò, presidente di Museimpresa e Vicepresidente dell’Unione Industriali di Torino, ha sottolineato come l’Art bonus vada esteso a imprese che investono in beni culturali privati. “Si pensa di solito che le imprese finanziano le attività culturali, si tratta di una dimensione mecenatesca, ma le imprese sono soprattutto attori culturali, imprese è cultura, i processi industriali sono processi culturali, i brevetti sono processi industriali, Giulio Natta premio Nobel, un contratto di lavoro, la fisica e la chimica, conquistare un mercato: tutto questo è processo culturale. Se si perdessero gli archivi industriali sarebbe perdita culturale. Quel patrimonio è patrimonio del paese. L’Art bonus è uno strumento eccellente, può funzionare meglio, ma va esteso anche ai privati che investono sul loro patrimonio culturale, in beni culturali privati che possono creare meccanismi di sviluppo”.
Alvise di Canossa, Presidente Art Defender, ha sottolineato come “gli anni difficili che stiamo attraversando ci obbligano a riflettere su nuove soluzioni e opportunità. È arrivato il momento di riprogettare, in maniera sostenibile ed innovativa, le azioni finalizzate alla conservazione e alla valorizzazione del nostro patrimonio artistico, rompendo i paradigmi del passato, con l’obiettivo di proiettarci verso il futuro. Arte e Cultura rappresentano un valore inestimabile per il sistema Paese e per la sua economia e necessitano di essere ripensate in questa transizione culturale con una visione imprenditoriale.”
Fabrizio Paschina, Executive Director Comunicazione e Immagine di Intesa Sanpaolo ha osservato come “il compito della più grande banca italiana sia quello di assecondare, alimentare e stimolare in ogni modo possibile la diffusione della cultura, anche proponendo nuovi modelli e strumenti. Come Intesa Sanpaolo continueremo a considerare questa straordinaria componente di evoluzione della persona e della comunità come parte di un settore strategico di sviluppo per il Paese nel suo complesso. Per un mondo della cultura più solido e strutturato servono da parte di tutti energie, visione, voglia di crescere”.
Si è passato poi ai nuovi mestieri dell’editoria e le sfide del mercato audiovisivo con gli interventi di Luca Barbareschi, Produttore indipendente, Giulia Cogoli, Ideatrice di eventi culturali e direttrice dei Dialoghi di Pistoia, Sergio Cerruti, Presidente AFI – Associazione Fonografici Italiani, Ricardo Franco Levi, Presidente AIE – Associazione Italiana Editori, Federica Manzon, Direttrice didattica Scuola Holden, e Franco Siddi, Presidente Confindustria Radio Tv.
Si è proseguito poi con la tavola rotonda dedicata al tema dei media al servizio dell’arte, ovvero come ‘dare voce’ alla cultura: ne hanno parlato Stefano Aversa, Presidente Fondazione Bocelli, Piero Maranghi, Editore Classica TV, Federico Silvestri, Direttore Generale Radio 24, Massimiliano Tonelli, Direttore Artribune. Focus poi sul ruolo delle Capitali della Cultura per riconnettere il Paese, con gli interventi dei sindaci delle Capitali 2023, Bergamo e Brescia, Giorgio Gori ed Emilio Del Bono.
Ha chiuso i lavori del mattino tra gli altri Luigi Abete, Presidente AICC-Associazione Imprese Culturali e Creative. “Superata la fase emergenziale della pandemia – ha esordito Abete – ci lasciamo alle spalle una stagione di misure di sostegno alle imprese del comparto culturale e creativo insufficienti, utili solo a dare un parziale ristoro agli operatori della filiera. Oggi è arrivato il tempo di pensare al futuro: è il momento di guardare avanti puntando, ancora di più, sulla cultura e sulle imprese del settore in un balance fra privato e pubblico. Adesso è il momento di esercitare pienamente la capacità di dialogo, di fare rete e di rafforzare i partenariati. Basta pensare che accostare l’impresa privata al patrimonio culturale sia un’antitesi. Pensare che tutto debba essere pubblico quando parliamo di patrimonio culturale è una miopia che ostacola innanzitutto il progredire delle aree ad alta densità di beni materiali e immateriali a base culturale”.
Il Presidente di AICC ha ribadito come l’impresa privata venga ancora oggi relegata a un ruolo subalterno quando si parla di investimenti, laddove invece bisognerebbe poter investire sul medio-lungo periodo. “Pubblico e privato, insieme, cogliendo le opportunità offerte dal PNRR e realizzando progetti con un approccio ampio di filiera, possono attivare meccanismi rigenerativi permanenti con un indotto esteso sul territorio, a partire dalla valorizzazione dei beni culturali diffusi. Una concentrazione di ricchezza che è la vera cifra distintiva del nostro Paese. Recuperare risorse per dare spazio ai progetti esclusi dalla selezione dei 229 borghi”, ha concluso Abete.
I lavori del pomeriggio si sono aperti, alle ore 14.30, con la tavola rotonda dedicata ai musei italiani, protagonisti del rilancio, tra conservazione e innovatività: hanno partecipato Evelina Christillin, Presidente della Fondazione Museo delle Antichità Egizie, Carolyn Christov-Bakargiev, Direttore del Museo del Castello di Rivoli, Enzo Ghigo, Presidente del Museo del Cinema di Torino, Giovanna Melandri, Presidente Fondazione MAXXI, Domenico Piraina, Direttore di Palazzo Reale e dei musei scientifici milanesi. È stata poi la volta dell’esperienza delle grandi Città metropolitane di Roma, Torino e Milano, con le testimonianze dei rispettivi assessori alla cultura: Miguel Gotor, Rosanna Purchia e Tommaso Sacchi.
Riflettori puntati su Laboratorio-Italia, per comprendere le nuove strategie di alcune realtà territoriali, che veramente stanno ‘facendo’ innovazione. Si tratta di veri e propri modelli di eccellenza, come ha raccontato Cristina Ambrosini, Dirigente Responsabile Settore Patrimonio Culturale Regione Emilia-Romagna: “Creatività multiforme e capacità di amalgamare gli aspetti legati all’innovazione con la cura e la valorizzazione in favore del patrimonio culturale sono i fattori identitari per ciò che sta maturando in Emilia-Romagna: una regione – ha sottolineato Ambrosini – riconosciuta a tutt’oggi quale vivace laboratorio culturale, alimentata da valori di inclusività praticati nelle comunità e ora proiettata verso una collaborazione sempre più stretta ed efficace tra le imprese culturali e il mondo della formazione”.
Le nuove frontiere della cultura tra arte e nuove tecnologie sono state invece al centro dell’intervento di Massimo Lapucci, Segretario Generale di Fondazione CRT e CEO OGR, che ha sottolineato come “la nuova frontiera della cultura è l’ArTechnology, ossia la crescente contaminazione tra arte e tecnologia che contraddistingue la contemporaneità. Questo megatrend internazionale trova alle OGR Torino il laboratorio ideale per progetti sperimentali in ambito gaming, AI e Metaverso che mixano creatività, scienza e tech e generano un valore sociale molto alto, nel segno dell’inclusione, della digital security e della sostenibilità”.
Le voci degli artisti, infine, che sono tornati sul palco, con l’intervista esclusiva ad Andrea Bocelli, che ha ricordato come la cultura abbia sempre “due aspetti. Il ‘sapere per il sapere’ è una cosa sterile, che può essere usata anche in modo negativo. Si sa che il bene sta al male come il costruire sta al distruggere, e per costruire ci vuole tanta più capacità che non per distruggere. La cultura può essere usata per il bene, e questo è fondamentale perché senza cultura non si fanno passi avanti. Siamo fortunati perché siamo nati in Italia – ha proseguito Bocelli intervistato da Nicoletta Polla Mattiot – ma ciascuno di noi deve sentirsi fortunato per il luogo in cui è nato e deve imparare ad amare la propria terra, il proprio luogo di origine, la propria gente. Se io dovessi immaginare di lasciare l’Italia la cosa di cui soffrirei maggiormente sarebbe quella di dover acquisire una lingua diversa. Io sono molto legato alla mia lingua, l’ho studiata volentieri e quando qualcuno mi prende in giro per il mio scarso inglese io mi difendo sempre dicendo: però l’italiano lo conosco bene. Le meraviglie italiane sono tantissime. Il problema è mantenerle e valorizzarle e amarle”.
La chiusura dei lavori è stata affidata a un panel di ospiti che hanno fatto gli onori di casa in questa edizione 2022 degli Stati Generali della Cultura, con il punto finale affidato ad Alessandro Isaia, Segretario Generale di Fondazione Cultura Torino, il quale ha ribadito come gli Stati Generali della Cultura siano da tempo “un importante momento di riflessione, a livello nazionale, per un settore che, spesso, rispetto ad altri, ha meno occasioni di confronto e condivisione e che, altrettanto spesso, non viene considerato sufficientemente strategico nello sviluppo anche economico di un Paese. La Fondazione per la Cultura Torino è pertanto molto lieta di avere collaborato all’organizzazione di questa edizione torinese che è stata molto interessante e ricca di stimoli”.
Anche Ferruccio Martinotti, Direttore del Museo Nazionale del Risorgimento Italiano di Torino, che ha ospitato l’evento, ha ribadito la soddisfazione per la riuscita dell’edizione 2022. “Siamo onorati di aver ospitato quello che è certamente il più importante e prestigioso crocevia di confronto del mondo culturale italiano e siamo orgogliosi di averlo fatto rimarcando una volta di più la cifra di questi ultimi anni di direzione museale: aprire i nostri spazi e porli in costante dialogo con la polis nelle sue più diverse declinazioni”.