Antonello Da Messina, il ritrattista del particolare

Fu un giovane studioso e appassionato d’arte a scoprire e ricostruire tutta la vicenda artistica di Antonello da Messina, l’ardito storiografo si chiamava Giovan Battista Cavalcaselle, (1819-1897), e dobbiamo a lui, la realizzazione del primo catalogo del pittore siciliano. Diciannove opere del pittore siciliano sono esposte a Palazzo Reale fino a giugno.
Antonello Da Messina, fa parte di quella ricca schiera di pittori che frequentarono il regno di Napoli, in quel periodo capitale del cosiddetto “Rinascimento mediterraneo”, un complesso e articolato intreccio di culture in cui dialogavano l’arte fiamminga, spagnola, provenzale e ligure. La centralità della città di Napoli era determinata oltre che dalla posizione geografica e dal suo porto anche da due straordinari patroni delle arti: Renato d’Angiò e Alfonso d’Aragona. I due esponenti delle casate di Francia e Spagna, nel 1442 si contesero il trono del Regno di Napoli, con una guerra che sancì il ritorno degli Aragonesi.
Il Vasari nelle sue biografie dei più famosi artisti dell’epoca, parla di un certo Giovanni da Bruggia, cioè il pittore fiammingo che conosciamo come Jan Van Eych. Dobbiamo a lui, con i suoi famosi esperimenti sulla tecnica della pittura a olio, per ravvivare i colori e la conservazione degli stessi, la realizzazione di una tavola che dice sempre il Vasari “a’l Re Alfonso era venuta di Fiandra la sopradetta tavola di mano di Giovanni da Bruggia, dipinta con olii, che si poteva lavare e reggeva ad ogni percossa”.
L’ipotesi del Vasari tenta di spiegare la formazione artistica di Antonello da Messina, che però all’epoca di Jan van Eych era molto piccolo. Quando quest’ultimo morì, nel 1441, Antonello aveva solo otto anni.
La formazione del pittore siciliano, cui si attribuisce la nascita nel 1430, come scrive il Vasari e la morte nel 1479, però, si rifà comunque a quell’ambiente visivo, coltivato nella bottega del suo maestro Colantonio, che era un grande copista di Jan Van Eych. Il suo occhio addestrato alla circolazione delle numerose opere in quel regno e i suoi viaggi successivi in Italia centrale e a Venezia, gli permise di avere una ricchezza culturale di visione rinascimentale dal sud al nord d’Italia. Per questo, Antonello da Messina ci attrae per il suo ingegno nel mettere a fuoco qualsiasi minimo particolare, retaggio della pittura fiamminga e la componente prospettica, così rigorosa dei noti pittori toscani come Masaccio, fino all’aretino Piero della Francesca.
La mostra di Palazzo Reale, espone diciannove opere del maestro su trentacinque contate con la sua autografia. Inoltre in mostra è possibile vedere tutti i taccuini redatti dal pittore, si presume prima di dipingere su tavola o in corso dell’opera. Questi ultimi sono stati ritrovati sempre da Giovanni Cavalcaselle che girò tutta l’Italia per creare del Maestro una vera e propria biografia. Nel percorso espositivo si possono ammirare le opere che arrivano da vari musei italiani, europei ed extraeuropei.
L’opera dell’Annunciata del 1475, da (Palazzo Abatellis di Palermo), è un’originale Madonna rivolta a una presenza misteriosa e quasi timorosa di essere la prescelta. Non esiste Annunciazione senza l’angelo, ma il pittore siciliano la ritrae per la prima volta così. Più vera, meno metafisica. Più timorosa del messaggio così importante.
E’ poi la volta dell’opera di “San Girolamo nello studio”, 1475, (National Gallery di Londra), il Santo composto nella lettura, così perfettamente fiammingo nella tecnica in cui è realizzato. Perfino le pieghe del suo mantello e tutti gli animali che lo circondano nella cornice rappresentano l’arte fiamminga. E’ quella prospettiva così rigorosa e il ritratto stesso di San Girolamo a dargli una visione più italiana.
Con il “Cristo Benedicente”, 1474 dalla (National Gallery di Londra), il pittore siciliano, continua nella sua ricerca psicologica di un genere di ritratto molto particolare, dove il fondale scuro mette in evidenza il volto. Nessun paesaggio naturalistico alla maniera rinascimentale, può distrarre dalla intensità dello sguardo, in questo caso quello di Cristo.
Così Antonello concepirà altri intensi ritratti psicologici, provenienti da varie parti del mondo e riuniti in mostra. E per finire un ritratto potente che il maestro siciliano concepì nel 1475, l’Ecce Homo, (Piacenza, Collegio Alberoni), in mostra a Palazzo Reale.
Roberto Alajmo, nella sua recensione pubblicata sul catalogo Skira, descrive che Antonello, nel ritrarre il suo Cristo, non solo gli traspone tutti i dubbi e le fragilità umane ma diventa una sorta di Sisifo, il mitico personaggio che a un certo punto acquisisce la consapevolezza di avere inutilmente spinto il peso del macigno dalle pendici fin su la vetta della montagna, solo per vederlo rotolare miseramente giù, sull’altro versante, con la prospettiva di doverlo recuperare e spingere ancora e ancora all’infinito.
Della mostra di Palazzo Reale, rimane il ritratto di un pittore così vicino ai sentimenti umani e così eccellente nella sua tecnica coloristica e prospettica, che come dice il Vasari “aggiungono sempre all’arte qualcosa”.
Alcune immagini:
Dove:
Palazzo Reale
Piazza Duomo 12
Milano
- Fino al 02/06/2019
Lun: 14:30 – 19:30
Mar: 09:30 – 19:30
Mer: 09:30 – 19:30
Gio: 09:30 – 22:30
Ven: 09:30 – 19:30
Sab: 09:30 – 22:30
Dom: 09:30 – 19:30
Note:
ultimo ingresso un ora prima
- Prezzo biglietti
(audioguida inclusa / prevendita esclusa)
Intero € 14
Ridotto € 12
Abbonamento Musei Lombardia € 10
Ridotto speciale € 6
Biglietto Famiglia: 1 o 2 adulti € 10 / ragazzi dai 6 ai 14 anni € 6,00 Presentando il biglietto di Antonello da Messina o J.A.D. Ingres alla biglietteria delle mostre in corso a Palazzo Madama di Torino, Steve McCurry. Leggere Madame Reali. Cultura e potere da Parigi a Torino, si ottiene l’ingresso scontato a € 8,00