Musica

Anzovino mette le ali ai sogni

Il compositore esce con il nuovo lavoro "Don't forget to fly". Il pianista ha pubblicato già 18 dischi tra album di studio e colonne sonore (le sue colonne sonore composte per i cinque film realizzati per la serie “La Grande Arte al Cinema”

Un album che entra in testa e non esce più, tanto da volerlo ascoltare in loop tutto il giorno. Una melodia minimalista che accarezza l’orecchio leggero, per poi crescere dirompente tra bassi e arpeggi. Don’t forget to fly è il nuovo album di inediti per piano solo di Remo Anzovino, un invito a spiccare il volo e lo sguardo verso l’alto. I desideri vanno liberati, proprio come le ali di Icaro, senza paure. Anzovino riscrive così il mito di Icaro in cui le ali non vengono bruciate dal sole, e compone una dimensione onirica che non prevede cadute. Anziché precipitare, si volteggia fino a prendere posizione nel pianeta dell’aria.

Nato a Pordenone nel 1976 (da genitori napoletani), compositore tra i più influenti della scena contemporanea, raffinato pianista, erede della grande tradizione italiana nella musica da film, Remo Anzovino ha pubblicato 18 dischi tra album di studio e colonne sonore (le sue colonne sonore composte per i cinque film realizzati per la serie “La Grande Arte al Cinema” (Vincent Van Gogh, Frida Kahlo, Pablo Picasso, Claude Monet e Paul Gauguin), gli sono valsi il Nastro D’Argento nel 2019 e la fama mondiale. Nel 2020 l’Unesco ha scelto due sue musiche (Igloo e Tempo Tempesta) per la campagna NoiSiamoOceano. E recentemente ha anche firmato le musiche di Respiro di Inverno, il documentario realizzato dalla Croce Rossa Italiana a un anno dall’inizio della guerra in Ucraina.

Se la musica di Anzovino si è da sempre caratterizzata per il forte elemento visivo, non fa eccezione Don’t Forget to Fly che si contraddistingue per leggerezza e luminosità. I tasti del piano, sono accarezzati come petali di fiori, le note leggere come l’aria del mattino.

“La frase del titolo Don’t Forget to Fly – racconta Remo Anzovino -, è stata scritta sul mio quaderno verso la fine della pandemia. Mi ero dato una regola ovvero di non scrivere durante la pandemia. Il progetto per piano solo volevo comporlo dopo e quando ho iniziato a idearlo ho trovato però un mondo che si era ristretto. Pieno di incertezze e ho avvertito che intorno a me era pressante il bisogno di aria, di luce di colore. Gli esseri umani hanno bisogno di tornare a volare”. Il desiderio di volare deve prevale sulla paura di cadere. “Dai tempi di Icaro – spiega il compositore – l’uomo è progettato per volare dobbiamo solo reimparare a farlo. Abbiamo ali giganti per “volare”, ali che hanno la forza dei sogni, dei desideri, della fantasia. Spesso le dimentichiamo appese da qualche parte ma sono lì e aspettano soltanto il momento di aprirsi, e sono così forti da resistere al sole”.

“Sono sempre i sogni a dare forma alla realtà, perché è da lì che parte tutto – aggiunge Anzovino -. Qualunque essi siano, sono i nostri desideri di felicità. Perché abbiamo smesso di farlo? “Molti “sbattono le ali”, ma non volano c’è sempre una scusa per non poter volare.  per colpa del vento, del tempo, delle condizioni esterne. Fuori di metafora, perché ci rifugiamo nelle nostre zone di conforto. La paura di volare è qualcosa che ci frena, come un confine da non oltrepassare, perché oltre esso non sappiamo bene cosa possa succedere, se ce la facciamo o no”.

Il disco è una moderna suite in 12 movimenti: un vero e proprio viaggio onirico dove ogni brano è collegato al precedente e si connette al successivo. “A un certo punto ho immaginato un sogno e infatti tutto quello che accade nel disco è un sogno. Ogni essere umano quando ha un sogno, anche piccolo, ha già iniziato a volare”.  Con la sua musica, come un moderno sciamano o un Dante Alighieri contemporaneo che ascende alla alte sfere, il compositore ci accompagna in uno strabiliante pianeta d’aria in cui si scopre che il cielo è un immenso prato di fiori (Sky Flowers) per riposare si “tende una amaca posizionata tra due nuvole” (Between Two Clouds) poi dal cielo compare una corda e diventiamo gli equilibristi del tango che ballano in On a Tightrope al risveglio, vincendo al forza di gravità, sei No Gravity. Ora siamo ad altezze che non credevamo di raggiungere, gli angeli sono lì nell’alto dei cieli (Like an Angel) e volgendo lo sguardo scopriamo c’è una infinita foresta di alberi azzurri (Celestial Trees). L’album, è stato registrato, mixato e masterizzato al Teatro di Fiesole, luogo scelto non solo per la sua acustica straordinaria ma anche perché in quegli stessi luoghi, narra la leggenda, Leonardo Da Vinci ha effettuato le sue prove di volo. Il pianoforte è un grand coda concerto Steinway&Sons , uno dei più grandi pianoforti della collezione Bussotti e Fabbrino di Firenze. Il risultato è un suono pianistico naturale, di una bellezza senza artifici, senza ricorrere ad alcuna sovraincisione.

Decidiamo noi dunque il nostro volo, e aggrappandoci alle ali di Icari, tuffiamoci nel cielo senza il timore delle etichette, senza l’angoscia attanagliante dei giudizi altrui, senza l’ossessione della pedissequa osservanza e rispondenza alle convenzioni sociali.

Un commento

  1. Bella scoperta sapere che questo pianista ha realizzato le colonne sonore per ” L’ arte al cinema”
    Great!

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