Teatro

Eterna Ornella

Al Teatro Franco Parenti, gremito, la grande artista Vanoni si racconta a tutto tondo alla Bignardi

“C’è come un sentimento nuovo che mi rincorre e si propone In questa casa, iin questa storia ,in questo giorno senza nome. Come un entusiasmo antico. Mentre in mezzo a questa piazza sto ridendo a ripensarmi una bellissima ragazza”. 

Al Teatro Franco Parenti, gremito, dai  novant’anni ai ragazzini, da dietro le quinte si diffonde nell’aria  la straordinaria voce della grande Ornella Vanoni (su disco), che canta Una bellissima ragazza (che è anche il titolo della autobiografia scritta con Giancarlo Dotto, pubblicata nel 2011). E  poi la vediamo davanti a noi la bellissima ragazza dentro questa donna di ottantotto anni, elegante in abito azzurro, stivaletti neri in stile belle  epque e calze a rete che scherza e ride. Un’artista che domina ancora il palco regalando emozioni come all’inizio della sua carriera  Coraggiosa sempre pronta a rimettersi in gioco, che sia un nuovo disco (nel 2021 è uscito Unica, un album  di inediti, il cinquantesimo della  sua fulgida carriera artistica),  una collaborazione con qualche collega, una partecipazione in tv, un tour, un film. Una donna libera nel seguire ciò che le ispira a il cuore e nel dire quello che le suggerisce la mente che ha fatto di lei un simbolo di emancipazione femminile.

Nell’ambito della rassegna  culturale  La Grande Età, rassegna multidisciplinare per raccontare un nuovo approccio alla longevità ideata da Andrée Ruth Shammah, fondatrice, direttore artistico e anima instancabile del Teatro Franco Parenti, nel cinquantenario, con la partnership  della Fondazione Ravasi Garzanti, Ornella Vanoni ha spiegato (in dialogo con Daria Bignardi) al pubblico la sua “teoria” sull’invecchiamento  (con inevitabili divertenti divagazioni. Gioca e scherza con l’età.  “Perché la vecchiaia senza ironia, leggerezza  e un po’ di cretineria è una cosa da spararsi”.

Proibito invecchiare  “La scienza si sta preoccupando di allungare la vita. Ha  preparato per noi questo regalo, questo tempo supplementare. E chi se ne frega di aggiungere anni alla vita, fate in modo che tutti  abbiano le opportunità minime necessarie per vivere una vita piena, protetta e dignitosa. Troppi vecchi vivono sotto la soglia della decenza esistenziale”.

L’età che avanza  Intanto sono viva. A ottantotto ci sono arrivata. Non avevo mai neanche pensato di arrivarci a questo traguardo. Ne compirò ottantanove il 22 settembre… Dovrei morire di paura tutti i giorni se ci pensassi. Sì, sono stupefatta dei miei anni. Li dichiaro. Chi mente sull’età, mente a se stessa, si racconta delle bugie.  L’età anagrafica ha solo un valore burocratico. Non è bello, non è piacevole, ma non è così drammatico veder passare gli anni. Non sono più come prima ma per fortuna me la cavo ancora bene. Mi sono liberata da tanti tabù e paure. Da giovane non avrei mai pensato di essere così forte, ero semmai coraggiosa. Fragile nei sentimenti, di cuore, ma coraggiosa. 

Stato d’animo attuale Sono molto più felice ora che quando ero giovane. Sì, sono serena. piena di gioia. Perché ora mi voglio più bene. L’ansia del palco. Le gioie, i dolori, gli amori, gli eccessi. Questo cambiare uomini, questo malessere, questo figlio che non vedevo perché lavoravo tanto e ho lasciato troppo solo. Lui ha sofferto tantissimo e io pure. Adesso siamo tanto vicini però abbiamo passato un’ infinità di notti a piangere insieme con questo dolore addosso. Ero insicura. Pregavo  prima di ogni spettacolo che venissero le cavallette ,un alluvione. Facevo un mestiere contrario alla mia natura. Strehler mi diceva: “Hai talento ma ma non hai i nervi per reggere su un palco”. Aveva ragione.  Ho fatto fatica. Non ho dormito per anni. Oggi posso dire che ne è valsa la pena  ma quanta pena!”.

Il bello dell’età.  “Ritengo che invecchiare sia bello soltanto se tiri fuori quel lato che hai sempre tenuto nascosto, cioè quello infantile. Il lato infantile  ti sorregge, ti fa ridere, ho una bolla piena di risate che zampilla. Si è anche più liberi. Da vecchi si ha la possibilità di essere davvero se stessi. La vita conserva un valore finché si dà valore a quella degli altri, attraverso l’amore, l’amicizia, l’indignazione, la compassione, finché si riesce a mantenere viva una sensibilità per gli altri. Sono una signora di ottantotto  anni che non ha mai avuto così tanta voglia di fare felice la gente e se stessa. Mi diverto e cerco di far divertire anche gli altri.  E’ venuta fuori la mia autoironia che ho sempre avuto ma la timidezza e l’insicurezza cronica  non mi permetteva di esserlo.  Invecchiando mi sono detta basta. Mi sono aperta. mi sono lasciata andare. Da ragazza ero timidissima. Se incontravo qualcuno che conoscevo mi nascondevo”. 

Il femore rotto. “Ho da poco superato un intervento al femore dopo una caduta  frattura del femore a causa di una buca. Tornavo a casa, pioveva, ero vicina all’ingresso della casa. Ci sono i lavori in corso. Buio pesto, un buco così e sono inciampata. Sono caduta e mi sono spaccata il femore. In ospedale hanno sbagliato a leggere la lastra. Sono stata dieci giorni con dolori lancinanti, poi finalmente mi hanno operata. In tutto questo, nel dolore, io avevo un’angoscia terribile perché dovevo fare un tour,  cinque musiciste straordinarie da portare in scena, una jazz band al femminile”.

La sessualità negli anziani.  “Per carità,  fare sesso lo trovo assurdo. Non credo che a 83 anni una abbia questa smania di trombare. No? E’ un po’ morta lei, la farfallina. Morta. Non canta.  Sono stata molto corteggiata e desiderata. Sono stata una donna che ha fatto l’amore con le luce accese, nell’androne di un portone. Con amore, passione e furia. Non sono mai stata senza un compagno. Ho chiuso con il sesso a 62 anni. È stata una mia scelta. Sono rimasta terribilmente delusa da un uomo. Colpa mia: dovevo capirlo subito che era un uomo sbagliato. Ho confuso la durezza con la forza. Non voglio neanche nominarlo. La tenerezza invece mi manca moltissimo. Per me la cosa più bella è l’abbraccio, qualcuno che ti stringa forte. Ma  queste sono cose difficili da ricevere dagli uomini”.

La bellezza.  “Il culo… lo possiamo dire? Il culo d’oro… così mi chiamavano… Mi dicevano che ero bella, ma on mi sono mai sentita bella, non mi piaceva nulla di me.  Avevo una cicatrice da tisi sul collo, di cui mi vergognavo. Soffrivo la timidezza”.

La depressione “E’ una malattia orrenda e sottovalutata, siccome non si vede, la gente non capisce. Sono stata chiusa un anno dentro casa senza voler vedere nessuno. Io non ce l’ho più, ne sono uscita. Si può guarire solo coi farmaci”.

Giorgio Strehler. Sono cresciuta in una famiglia bene di Milano, studiavo lingue, in vari collegi all’estero . Volevo fare l’estetista. Avevo sofferto di acne e mi illudevo di alleviare la sofferenza altrui. Mio padre cassò l’ambizione: “Scordati che ti apra un salone, non sapresti neanche da dove iniziare”. Mi iscritti al Piccolo Teatro.  “Guarda, c’è il maestro che ti fissa”. Giorgio (Strehler, ndr) veniva sempre alle prove. Una di 20 anni che incontra un genio, secondo voi che fa? S’innamora. Lui parlava e io stavo zitta: avevo solo da imparare. Da lui ho imparato tutto, come una spugna. Mamma piangeva, papà piangeva, a Milano mi guardavano tutti male.  Non solo era più grande di me, ma era pure sposato e di sinistra”.

Il matrimonio con l’impresario  Lucio Ardenzi. “Andai all’altare vestita di giallo e pensando a Gino Paoli che amavo. La sera prima volevo mandare tutto all’aria, e fuggire. Insomma ho combinato un casino dietro l’altro.  Lucio lo ringrazio: mi ha regalato Cristiano, nostro figlio.  Adesso però  chiudiamola lì col passato. Bisogna vivere il presente. Sono stanca di raccontare Giorgio Strehler, il Piccolo Teatro, le canzoni della mala. Come sta Gino. Preferisco parlare dei miei nipoti, Camilla e Matteo che adoro. Sono felice che ci siano nella mia vita”.

Il pensiero della morte Non penso mai alla morte. So che mi toccherà, non so quando, ma escludo di arrivare ai 109 anni di mia zia. Non si puo campare oltre i novanta, novantacinque, non è decente. Finché  sono viva, vivo. Facendo ancora  cose che mi piacciono. So di essere fortunata .Per me stare sul palco è un’emozione grandissima. Non ho perso la voce e posso ancora cantare.  Io continuo, perché mi piace ancora. E poi  ho i miei nipoti, mio figlio Cristiano, Ondina, il mio cane, gli amici, Gesù, il mare, senza il mare sto male. Progetti da fare e da disfare. Cantare, interpretare, recitare, raccontare, dire stupidate. Perché la vecchiaia senza ironia, leggerezza  e un po’ di cretineria è una cosa da spararsi”..

Cosa c’è dopo la morte? E chi lo sa?

Progetti futuri? Stare bene in salute

Risate. Standing ovation e applausi. Noi a Ornella possiamo solo augurarle, di cuore, che sia buona vita, che sia buono il tempo.

 

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