Calcio

Calcio killer

In Lazio-Milan un altro fallo non visto ha avvantaggiato i padroni di casa che hanno segnato il 2-0

No, ragazzi il calcio moderno piace sempre meno. Un pestone non visto dal direttore di gara, ieri, ha lanciato in gol la Lazio e ha di fatto messo la parola fine al big-match con il Milan. Ormai, le mani in faccia e falli netti non visti dalla terna arbitrale stanno collezionando una letteratura importante in questo sport. Calcio sempre più vicino al rugby e, in qualche caso, al football americano.

Qualcuno si diverte; il gioco si spezzetta sempre meno, e la mania godereccia sale, se poi c’è un fallo, pazienza. Una volta c’era il fuorigioco visto o non visto a togliere un gol, ora col VAR non è più possibile. In compenso ci sono falli in quantità inverosimile non fischiati, non ritenuti da sanzionare o, addirittura, non visti.

Un pestone in mezzo al campo non è grave, se, invece, compiuto in area di rigore sì. C’è il VAR e non si scappa: è calcio di rigore. Quindi un fallo fuori dall’area non è “nulla” ma subito all’interno di essa diventa peccato mortale. Io non capisco, perdonatemi. Molti dei miei colleghi fanno parte della vecchia scuola: i falli bisogna fischiarli, sempre!

La lesa maestà va sempre rispettata, siamo all’unisono d’accordo. Le gambe dei giocatori, però, non devono essere sacrificate per 30 secondi in meno di spettacolo. Non c’è più equità, soprattutto nelle gestualità tecniche. Aitanti e poderosi pedatori meglio di esili, sguscianti e funambolici geni dell’arte? Si deve giocare di più, perché i tempi morti in una partita sono tanti? Quindi l’unico modo è di usare un metro di valutazione che vada verso il lasciar correre? Quindi non fischiare le scorrettezze, rischiando di falsare una partita? Cosa sta diventando il gioco più bello del mondo?

Una soluzione c’è, è il tempo effettivo. Magari cominciamo ad usarlo nel tempo di recupero o nei cambi. Proviamo ad annullare le simulazioni, le scenate, le manfrine e le perdite di tempo arrestando il cronometro. E’ un’idea per rendere più giusto un calcio fatto sempre di più di bastonatori in cui il genio, la fantasia stanno diventando merce rara. Diceva Oscar Wilde: “La società perdona spesso il delinquente, non perdona mai il sognatore”. A proposito del genio.

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