Morandi, l’astrattismo della realtà
Mostra del pittore bolognese a Palazzo Reale di Milano. L’esposizione si suddivide in 34 sezioni che documentano il primo contatto con le avanguardie: cubismo e futurismo.
“Non vi è nulla di più astratto del reale” Giorgio Morandi
Morandi ti coglie di sorpresa perché il suo slancio pittorico non è urlato ma puro silenzio di forma, di luce e di colore.
L’ho immaginato all’interno della sua stanza come un monaco taoista a macinar colori. Come i vecchi e meravigliosi pittori tra medioevo e rinascimento. Quei colori che non squillano, che l’occhio accarezza come velluto e l’anima si quieta, nel percepirli. Si definisce Morandi, pittore delle bottiglie. Le quali non son sempre le stesse, ma variano nella composizione, nella forma e nel colore. L’artista le compone in un gioco di rimandi di oggetto e sfondo come nella più curiosa ricerca ghestaltica, dove l’occhio sceglie cosa veder prima, se l’oggetto o lo sfondo.
“Quello che importa – diceva Giorgio Morandi -, è toccare il fondo, l’essenza delle cose”, per questo forse le sue opere, costantemente rivolte al reale e frutto del disegno dal vero, abbiano come esito una vera e propria elaborazione mentale e personale.
Nasce a Bologna nel 1890, città dove studia e rimane per quasi tutta la sua esistenza. Vive sempre nella sua amata città fino al 1964 anno della sua morte. Morandi è un pittore che ha grande esperienza nell’incisione su metallo, le sue famose acqueforti reinterpretate in pittura chiariscono bene la sua poetica: lo studio accurato degli oggetti e delle sue forme, bottiglie, vasi, piccole coppe sono studiate nella loro composizione apparentemente simile ma sempre diversa nella luce e nella colorazione. Anche i colori doverosamente studiati come le forme hanno la gamma cromatica che segue un ritmo silenzioso e mai squillante. Verdi pastosi, bianchi, grigi neri e ocra. Qualche tela raggiunge i rossi che non sono mai puri ma bruciati volti al marrone, silenziati nella loro natura. E’ l’artista del silenzio, ma un silenzio che stride. Il suo modo di intendere la metafisica, contrariamente alle implicazioni psicologiche e letterarie di De Chirico e Carrà, è centrato alla ricerca dello spazio e della forma.
La mostra, a cura di Maria Cristina Bandera, storica dell’arte e studiosa specialista di Morandi, rappresenta un’occasione per poter conoscere la produzione dell’artista dal 1890 fino al 1964. Oltre 100 le opere provenienti da musei, fondazioni e collezioni private. Il percorso espositivo segue un criterio cronologico che documenta l’evoluzione stilistica del pittore. Durante il percorso si trova una suggestiva installazione video, che ripropone la camera studio dell’artista, in via Fondazza a Bologna, oggi museo, dove il pittore visse e lavorò fino ai suoi ultimi giorni.
L’esposizione si suddivide in 34 sezioni che documentano il primo contatto con le avanguardie: cubismo e futurismo. In seguito, il suo personale accostamento alla metafisica e gli anni dell’incisione, per arrivare alla conquista della pittura tonale, fino all’estrema astrazione degli anni conclusivi.
La mostra, promossa dal Comune di Milano e prodotta da Palazzo Reale, Civita mostre e Musei e 24 Ore cultura, in collaborazione con Settore Musei Civici di Bologna e Museo Morandi, è per estensione e qualità delle opere tra le più importanti retrospettive sul pittore bolognese realizzate negli ultimi decenni.
Info Palazzo Reale, Piazza del Duomo 12, Milano fino al 4 febbraio 2024
Orari: martedì, mercoledì, venerdì sabato e domenica dalle 10.00 alle 19.30; giovedì dalle 10.00 alle 22.30, lunedì chiuso
Biglietti: intero 15 euro, ridotto 10 euro, scuole 6 euro
Ottima recensione, anche questa. Invita a visitare la mostra.