Teatro

Poli re a Milano

Il regista Strabioli nel ricordo del grande artista, scomparso nel 2016, al Teatro Gerolamo il 27 e 28 maggio

“Se dovessi descrivere Paolo Poli a qualcuno che non l’avesse mai visto, direi di lui che è stata la voce irriverente del teatro italiano. Surreale, geniale, provocatore senza essere dissacratore, libero, sarcastico e crudele. E al tempo stesso coltissimo, teatrante nel profondo, sempre con la camicia e il farfallino. Con quella lieve cadenza toscana. L’incontro con lui è stato senza dubbio uno dei più importanti della mia vita”, racconta Pino Strabioli, autore, regista, conduttore televisivo e attore, il quale sarà in scena al Teatro Gerolamo il 27 e 28 maggio con lo spettacolo “Sempre fiori mai un fioraio”, nel ricordo omaggio di Paolo Poli, grande protagonista dello spettacolo, scomparso nel 2016 a 86 anni. Quel Teatro Gerolamo, orgoglioso di averlo tenuto a battesimo nel 1960 con Il Novellino, il primo spettacolo ideato e diretto dall’artista fiorentino allora trentaduenne: un brillantissimo e ironico excursus tra canzonette della tradizione orale, laudi medioevali, e inni di propaganda fascista messi alla berlina.

Sul palcoscenico con in mano la paglietta originale di Poli, accompagnato da videoproiezioni e dal suono della fisarmonica di Marcello Fiorini, Pino Strabioli , raccontata con grande affetto l’infanzia di Paolo a Firenze, la mamma maestra , la figura del padre carabiniere, i rapporti con le sorelle, la scuola, i libri, il fascismo , la guerra , la sua toscanità, i primi amori, il sesso e la sua ricerca, i sentimenti, l’incontro con artisti del calibro di Pier Paolo Pasolini, Alberto Moravia, Laura Betti. Il tutto proposto sobriamente e con eleganza, il suo parlare al femminile, i nomignoli, le sue battute. A cominciare da “Sempre fiori e mai un fioraio”, magari belloccio, pronunciata da Poli in un camerino pieno di fiori (Paolo Poli non ha mai fatto mistero della sua omosessualità)

Lo spettacolo è tratto dall’omonimo libro scritto a quattro mani, pubblicato da Rizzoli nel 2013, nato da una serie di incontri a tavola nell’arco di due anni, trascorsi nello stesso ristorante di Roma, in piazza Sforza Cesarini, alla stessa ora, a mezzogiorno “all’ora in cui gli attori dormono”, fra spaghetti alle vongole e vino bianco, fettuccine coi carciofi, e mezzo di rosso, con il registratore occultato sotto un tovagliolo perché Poli non voleva vederlo (lo chiamava “la piccola ladra”).

Come fu il primo incontro? “Ero un malato di teatro e dei suoi spettacoli, lo intervistai, mi innamorai follemente di quel signore sul palcoscenico, gli mandai un mazzo di fiori, di tulipani per la precisione, ma lui la mattina dopo mi chiamò dicendomi che li trovava orrendi, che li detestava perché gli ricordavano l’unico amore della sua vita”. E segna l’avvio di un sodalizio professionale e umano molto intenso. In palcoscenico ne “I viaggi di Gulliver” e insieme hanno condotto per Rai Tre “E lasciatemi divertire” otto puntate dedicate ai vizi capitali. Con lui abbiamo portato per l’Italia nel 1996 lo spettacolo I viaggi di Gulliver e, nel 2015, otto puntate per la Rai sui vizi capitali e questo libro edito da Rizzoli. Era sempre una nuotata in un mare aperto di cultura e di divertimento”.

E come disse di lui alla sua morte, Franca Valeri, a lui legatissima: “Lui era una vera gioia, una gioia che spesso manca nel teatro”. E per un attimo lungo 70 minuti Strabioli produce quasi la gioia ingannevole che lui, Paolo Poli sia tornato sul palcoscenico di piazza Beccaria.

2 Comments

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button