Musica

Tenco e Dalida, le loro emozioni in un album

Nuti e Di Michele ricordano e cantano una delle coppie più amate e struggenti del firmamento musicale

E’ uscito  l’emozionante tributo a Luigi Tenco e Dalida Una storia d’amore, di Giovanni Nuti (musicista, compositore, cantautore) e di Grazia Di Michele, (cantautrice, musicista, musicoterapeuta, scrittrice,  Rose, Principi e serpenti , una raccolta di racconti edito da Castelvecchi, è il terzo ). L’album (disponibile in formato fisico  e digitale)  ideato e prodotto da Paolo Recalcati e Mario Limongelli (Nar International), comprende 18 tracce.  Si va da 18 anni”, a  Mi sono innamorato di te,  da Quelli eran giorni, a Se stasera sono qui, da Bang bang, fino a  Vedrai vedrai. Interpretate a ruoli invertiti. Grazia Di Michele canta Tenco e Giovanni Nuti canta Dalida. Nuovi gli arrangiamenti del tastierista José Orlando Luciano: eleganti, profumati di jazz e di swing, disegnati con la sensibilità di mettersi al servizio di liriche cariche di poesia. Non è solo un omaggio a due protagonisti della storia della musica italiana, ma è un profondo e toccante racconto del legame unico, umano ed artistico, che ha unito i due artisti. L’album è inoltre impreziosito dal coinvolgente duetto Ciao amore ciao e da due inediti, Piccole e grandi cose di tePer la cruna di un ago, scritti a quattro mani da Grazia Di Michele (Testi) e Giovanni Nuti (Musiche)

Com’è nata la vostra collaborazione?                                                                                                                   

Nuti: È cominciata  quando ho chiesto a Grazia di partecipare a un disco con le poesie di Alda, che ho musicato e cui hanno partecipato 24 grandi artisti. Le proposi “Le donne dell’est” e lei fu d’accordo per interpretarla.  Venne a Milano per incidere il brano e conoscerci.

Di Michele: Non ci conoscevamo ancora di persona  Ci siamo incontrati in una ristorante aa Brera e vedo arrivare una persona elegantissima con tre rose rosse  in mano,  una eleganza e una gentilezza d’animo alla quale non siam piu abituati.

Nuti: Ho sentito  come una vocina dentro, in quel preciso momento: mentre era dal fioraio. Perché non ridare voce, insieme, a Tenco e Dalida?  Fu tutto molto spontaneo. E  lei, con grande entusiasmo e senza pensarci, accettò.  Credo moltissimo al destino, o meglio ai segnali che qualcuno di invisibile ti manda, alle coincidenze cosmiche. Così è stato con Alda Merini. Mi trovavo in una libreria e davanti a me cadde un libro, era un libro di Alda Merini. Quando tornai a casa musicai una  sua poesia e le scrissi che avevo preparato questa canzone . Anche con Tenco. Che anzi è alla base della mia carriera. Parliamo di metà anni Ottanta. Vivevo in Liguria, venni a Milano a trovare contatti. Mi presentai al Bar Sì, molto quotato, anche perché era in galleria del Corso, luogo di transito e di incontro per produttori e musicisti. Cercavano un artista di piano bar e mi chiesero di cantare qualcosa. Io feci proprio Mi sono innamorato di te, di Tenco .Il padrone non mi fece neanche finire e mi sottopose un contratto per tutte le sere a iniziare dalla settimana dopo.  L’album nasce anche dalla mia gratitudine  verso Tenco per questo suo segnale di attenzione.

Giovanni interpreta Dalida, Grazia interpreta Tenco. Come vi è venuta l’idea di invertire i ruoli interpretativi?                                                                                                                                                     

Nuti: Ho sempre amato e ammirato Dalida. Per le sue doti di interprete ma soprattutto per la sua capacità di darsi completamente al suo pubblico, e di trasmettere la sua forza ed energia di donna ma anche il suo dolore e la sua fragilità  Gli amori che nascevano e finivano tragicamente.  Amo la voce di Dalida, che ascoltavo fin da bambino,e trovavo potente, fiera, bella. E amo la sua vena malinconica, che si avverte, forte, anche nelle canzoni più spensierate.  Interpretare le sue canzoni è stato veramente un mettermi in viaggio nell’anima, come diceva Alda Merini, Dopodiché ammetto che in teoria potesse non essere facilissimo destreggiarmi su spartiti e accordi nati per una voce ben diversa. In realtà tutto è stato perfetto: al momento di incidere sono andato di getto.                         

Di Michele: Giovanni non sapeva che ho sempre amato e cantato Tenco fin da quando ho iniziato a strimpellare la chitarra era uno dei miei cantautori preferiti . Sono anni che mi porto dentro questo artista, straordinario,  Amo la sua semplicità, la sua profondità, la sua poesi,  la sua visione del mondo e della vita. Giovanni non lo sapeva, ma il suo istinto l’ha portato sulla strada giusta.

Il tuo album Folli voli, del 2018 ti è  ha valso la candidatura alla Targa Tenco 2018 come miglior interprete 

Di Michele: Ne sono orgogliosa.  Ho anche fatto di recente   uno spettacolo con Niki Vendola sulle canzoni di Tenco e le poesie di Pasolini.  Prendere la sua parte in questo album è stato molto naturale, molto bello. Come se un po’ mi aspettassi qualcosa del genere. Sai quando dici: prima o poi dovrò fare questa cosa, cantare Tenco. E  non ho neppure messo sostantivi e aggettivi al femminile, l’ho rispettato, E i sentimenti che esprime sono universali, passano sopra al genere.

Giovanni, il tuo è un  percorso musicale ricco di poesia                                                                                     

Nuti: Sono nato con questa passione di mettere in musica le poesie. Sin da quando avevo nove, dieci anni musicavo Giovanni Pascoli. Mi mettevo al pianoforte. E Tenco ci ha lasciato delle canzoni che sono poesie vere e proprie.  

E poi ricordiamo un matrimonio artistico da brividi. Insieme alla poetessa  Alda Merini                           

Nuti: La cosa straordinaria è che  la musica e la poesia andavano per lei a braccetto. Voleva che i suoi versi fossero cantati, fossero scritti sui muri, andassero per strada, entrassero nella vita di tutti.  A volte mi dettava le sue poesie al telefono, come un fiume in piena.  e mi chiedeva di musicare le sue parole in mezz’ora o poco più.  In momenti come questi abbiamo bisogno delle parole dei poeti,  oggi che le parole sono state svilite, usate a sproposito, rimasticate e banalizzate nel loro senso più profondo. Ma  qui ci sarebbe da fare una riflessione, un’analisi molto lunga. 

Di Michele: La  canzone italiana d’autore fa sicuramente parte di quella necessità che l’uomo ha di poesia attraverso la musica . Oggi, invece, si dice ai ragazzi che bisogna cantare come si parla. Beh, Tenco lo faceva, ma nel suo modo poetico, con un cuore enorme e una capacità artistica rara .Di Tenco mi ha sempre folgorato la capacità di esprimere quello che si ha dentro e non si ha ancora avuto la capacità di esprimere. “Ho capito che ti amo Quando ho visto che bastava un tuo ritardo Per sentir svanire in me l’indifferenza”: tutti lo abbiamo vissuto, ma solo lui è stato capace di dirlo così bene.

Come avete scelto i 18 brani?                                                                                                                               

Di Michele: La vera difficoltà è stata scegliere cosa non mettere, perché l’intero repertorio dei due avrebbe meritato, ma su un cd non c’è spazio. Siamo partiti con undici tracce poi alla fine siamo arrivati a 18, ma avremmo continuato. A malincuore ho escluso ad esempio Giornali femminili, che svela un filone poco noto di Tenco, quello ironico e satirico. La metteremo nello spettacolo teatrale che nascerà.                                                                 

Nuti: Ho scelto di Dalida quelle canzoni del suo repertorio che considero più significative e rivelatrici della sua cifra umana, quelle più legate alla sua esperienza di vita. Le interpreto a modo mio e spero che si colga il mio amore e il mio rispetto per lei.  Ho sofferto assai a non mettere Je suis malade. E anche questa ci sarà a teatro. Il progetto nasce anche per essere portato in tour, scegliendo però teatri e luoghi intimi, raccolti. Lì diventerà un dialogo epistolare tra due innamorati a colpi di canzoni.

Tra i brani scelti c’è anche “Laissez-moi danser”                                                                                               

Nuti: Un inno alla spensieratezza e alla libertà. Il brano cantato in francese, da Dalida fu un successo internazionale. Un sentito omaggio anche all’artista Toto Cotugno da poco scomparso, autore del brano e della versione in italiano dal titolo Voglio l’anima,. L’album è stato registrato e mixato da Carlo Giardina presso lo Studio Bach di Milano. Studio storico, nato nei primi anni ’70 con proprietario Gino Paoli, poi acquistato proprio da  Toto Cutugno.

Quella fra Tenco e Dalida che storia d’amore è stata?                                                                                 

Grazia: Li vedo al loro primo incontro a Roma nel 1965  in una giornata di sole, camminano sorridenti mano nella mano per la strada. Chi è più  innamorato? Non lo so, la era sicuramente una storia d’amore, fatta anche di dolore e mistero che però noi possiamo solo immaginare.                                                                                               

Nuti: E’ stata una storia d’amore forte, fatta anche di dolore e di morte,  fondamentalmente, incompiuta. Erano accomunati da una sorta di malinconia, un atteggiamento nei confronti del mondo e della vita. a che – seppur in due personalità ben distinte e complesse – li accomuna. E’ un tratto che si sono portati dietro sempre. Dalida muore nella notte, tra il 2 e il 3 maggio 1987, a vent’anni dal primo tentativo di suicidio; penso a quel biglietto lasciato  sul comodino : “La vie m’est insupportable. Pardonnez moi” (La vita mi è insopportabile. Perdonatemi).

L’album è inoltre impreziosito dal vostro coinvolgente duetto Ciao amore ciao, l’ultima canzone di Luigi Tenco                                                                                                                                                                       

Di Michele: Ho sempre immaginato cosa sarebbe stato se fossero riusciti a cantarla insieme  quella canzone, il format dell’epoca prevedeva  invece che ogni canzone fosse presentata a turno da due diversi interpreti abbinati. 

Nuti: Fu Dalida a convincerlo ad andare a San Remo. Voleva farlo conoscere al grande pubblico, aiutarlo a vendere più dischi. La commissione rifiuta il brano, ma Dalida si impunta, minaccia di non partecipare alla kermesse, Un brano allora incompreso. Di un lirismo incredibile esprime in forma poetica il sentimento fra la nostalgia e la protesta di chi ha lasciato il paese natale per “emigrare” nella grande città: “Saltare cent’anni in un giorno solo, dai carri dei campi, agli aerei nel cielo”.

A Sanremo, entrambi ci siete stati anche voi                                                                                                       

Di Michele: Ricordo del mio terzo posto con Rossana Casale del 1993. Cantavamo “Gli amori diversi”, e mai avremmo pensato al podio. Tanto che eravamo al ristorante e col cellulare spento. Impiegarono tantissimo a trovarci.                                                                                                                                                                       

Nuti: Era il 1991, concorrevo a Sanremo Giovani con “Non è poesia”. Fui eliminato.  Passai una notte terribile, e per fortuna la vita continuò. Fu esclusa dal Festival nel 2007 anche una poesia che Alda Merini aveva scritto per Sanremo “Sull’orlo della grandezza” (musicata da Nuti, n.d.r.)

Ci sono anche due inediti Piccole e grandi cose di te e Per la cruna di un ago,                                               

Di Michele: Io scrivo velocemente e Giovanni  musica con altrettanta rapidità. Che cosa resta di un amore? Le piccole e grandi cose sono quelle che rendono i rapporti importanti, unici, nel presente, nei ricordi e nei rimpianti. Sono immagini, fotografie che uno si porta dentro e che bastano a risvegliare in noi un senso di mancanza.       

Nuti: In “Per la cruna di un ago” c’è l’inciso che ha scritto Grazia che dice “una storia d’amore che non ti lascia andare nemmeno quando muore”. È proprio così l’amore, eterno. Mi ha colpito molto questo testo, come anche l’altro ovviamente, però sento molto mia questa canzone, perché gli amori impossibili sono quelli che durano per sempre.

Cosa vorresti chiedere a Tenco?                                                                                                                               

Di Michele: Cosa è successo davvero  quella sera del 27 gennaio 1967 all’Hotel Savoy?

E tu Giovanni a Dalida?                                                                                                                                             

Il veut danser avec moi? (e Giovanni canticchia) “Dirladada il mondo balla la pazza danza della vita” (un ennesimo successo di Dalida)

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